| Credo che vi sia una regola di base, non so se è legata in qualche modo all'evoluzione, che stabilisce che più ti fai gli affari tuoi, più le persone ti cercano, a patto che tu sia piacevole quando stai con loro e che tu sappia prendere il tutto con naturalezza e senza pretese. Se invece ti danni per l'opposto, avere le persone accanto ecc..., avrai l'effetto opposto. Si potrebbe spiegare con il fatto che se sei sempre presente le persone lo daranno per scontato. Sanno che tu sei lì, quindi possono decidere di non frequentarti, quel tal giorno, in favore di qualcun altro verso il quale provano la dipendenza che tu provi per loro. Perchè quest'ultimo appartiene alla categoria di quelli che ci sono solo ogni tanto, e quindi non si deve perdere l'occasione. Una sorta di catena, insomma, di equilibrio in senso lato, in cui ogni attore della catena può essere semplificato come appartenente solo ad una categoria o all'altra. Al di là di 'sto sproloquio privo di ogni base scientifica, direi che mostri una certa dipendenza. Una dipendenza psicologica, se protratta a lungo, incorre sempre in una manifestazione fisiologica. Come avviene per le sigarette, il caffè, il gioco d'azzardo, le droghe pesanti e leggere, ognuna naturalmente caratterizzata da un diverso rapporto tra componente psicologica e componente fisiologica, e da una diversa capacità di azione nei confronti della tolleranza. Si vive male con le dipendenze. Se ci frequentassimo mi odieresti, perchè io appartengo a quella classe di perosne che agli occhi degli altri, in linea di massima, è presente solo se lo vuole, se no si fa gli affari suoi. Credo quindi di poterti essere utile nel capire come sono le cose viste dalle persone come me relativamente all'argomento che hai sollevato. Un po' come quando hai problemi con il tuo ragazzo e la miglior persona nel consigliarti è rappresentata da un amico di sesso maschile, sincero. Essendo un maschio è meglio riconducibile alla figura che ti procura i problemi, cioè il tuo ragazzo. Allo stesso modo spero di esserti utile per quanto attiene le tue possessività. Ti prego di non leggere in modo alcuno le mie esternazioni come offese o qualcosa che può procurare del ferimento, perchè la mia intenzione è opposta. Da parecchio tempo a questa parte ho una tolleranza pari a zero nei confronti delle persone che tendono a volersi troppo aggrappare a me, che mi cercano troppo frequentemente, che vogliono sapere cosa farò una volta che ho loro comunicato che quel tal giorno non potremo vederci, che studiano con "occhi di fuoco" le persone con le quali mi relaziono oltre ad esse, quando si esce tutti insieme. Questo mio lato ha naturalmente un'origine ben chiara. Si è man mano formato sulla base di determinate esperienze che ho avuto con amici di varia natura, che in parte ho perso e che in parte ancora frequento. Con queste persone, prettamente nell'età della formazione del carattere, ho condiviso molte cose, bellissime, intense. Amicizie che, conformemente a quell'età, permettevano il confronto, lo sfogo disperato ed enfatico dell'adolescente, la frequentazione assidua, la totale condivisione e comprensione. Crescendo molte cose vengono meno, si comincia a condividere magari una vita a due con il proprio compagno/compagna, l'università o il lavoro non permettono più il totale fitting delle tempistiche, e succedono cose diverse. Se devo sostenere un esame difficile e sono in crisi con l'università non sarò interessato ad ascoltare più di una manciata di volte le lamentele di un amico, se queste riguardano il fatto che io sono sparito e non vado più in giro a fare il pazzerellone con lui/lei. Sarò disposto invece a sacrificare parte del mio tempo d'impegno nei confronti dello studio se quella stessa persona avrà bisogno di un mio conforto relativamente a fattori suoi, che esulano dal suddetto discorso. Mi è capitato più volte che l'amico, cosciente di questa cosa, mi tendesse addirittura delle trappole, annunciandomi un qualche problema che aveva, parlandone per due minuti per poi lamentarsi della mia assenza oppure trascinarmi a fare tutt'altro. Questo non tener conto delle mie esigenze del momento, questo decidere di sacrificare lui (ora parlerò solo al maschile, solo per non stare a mettere sempre lui/lei) il mio tempo per soddisfare una propria possessività, può essere considerato una mancanza di comprensione nei confronti delle mie problematiche. Se devo passare un esame e sei un amico, mi lascerai fare, sapendo che sono in crisi con l'università, perchè mi vuoi bene. Tanto più se sai che quando ho un momento non mancherò di farmi vivo. Altro ancora, più volte mi è capitato che mi venisse richiesto di vederci per una birra, portavo altri amici che avevamo in comune e mi sorbivo un muso storico. Questo dover essere solamente di qualcuno mi ha fatto sentire oppresso, controllato, a volte addirittura confuso sulle reali intenzioni della persona. Se convivo con qualcuno, perchè mai dovrei vederti sempre da solo, e dico sempre e solo io e te, quando sai che ciò comporterà che qualcun altro, cioè la persona con cui convivo, rimarrà da sola? Se interpreti come "trascurarti" il fatto che a volte compio delle scelte in cui non sei contemplato, si presuppone che tu sappia che anche terze persone potrebbero sentirsi tali nel momento in cui io esco con te a favore loro. Per fare cosa, poi? Un conto e se devi raccontarmi che sei giù perchè qualcuno ti ha ferito, allora sono fatti tuoi e sarò il primo a venire da solo per preservare la tua privacy. Ma se dobbiamo bere una birra possiamo essere anche in 6, condividerci tutti e 6, poi senz'altro, visto che ci vogliamo bene, nasceranno discorsi a tu per tu, mentre i restanti faranno uguale. Perchè mai dovresti sapere cosa farò e soprattutto con chi, domenica prossima? E dopo chiamarmi con una scusa assurda e buttare lì qualche domanda su cos'ho poi fatto domenica, per quanto tempo E CON CHI? Poi ancora cambiare tono che sembra che stai per morire, sperando che io ti chieda se c'è qualcosa che non va? E quando lo faccio dirmi "niente" finchè non te lo tiro fuori, e tu mi dici che però potevo inviatre anche te. E perchè poi quando invito anche te con quelle persone, la domenica successiva, per farti capire che ho compreso che in qualche modo ho mancato lasciandoti da solo, passi tutta la giornata col muso perchè ho parlato più con gli altri che con te, quando probabilmente il motivo è proprio legato al tuo comportamento ed io il mio tempo libero lo voglio passare con persone ridanciane e non con gente che sembra che gli è morto il gatto, quando i problemi della vita sono ben altri che quello di un amico che parla con tutti e quella volta ha parlato cinque minuti in meno con te? Io provo tanto affetto per gli amici, FallenAngel, ed è un affetto sincero. Non pensare ma anche io quando una persona sparisce dopo un po' la cerco oppure mi preoccupo che sia successo qualcosa che porterà ad allontanarci. Ma solo quando la cosa è matura, provata, supportata da eventi dei quali ho parziale coscienza. Se ci frequentiamo per tre anni tutte le settimane e poi tu trovi la ragazza e sparisci, non ti disturberò per mesi, sapendo che in genere perchè un rapporto parta da buone fondamenta è necessaria un'assidua frequentazione. Dopo mesi ti chiamerò, ma non con il tono da funerale, piuttosto per come sono io. Ti dirò "Ueh, pirlone, ma che fine hai fatto? Ti sei dimenticato del tuo vecchio amico di scorribande?". Tu dirai qualche frase giustificativa, ma non ce ne sarà bisogno, e ci vedremo. Ci vedremo poi meno di prima, una volta ogni due mesi? Pazienza. Sei felice? Va bene così. Questo io voglio per gli amici. Sapere che quando stanno con me lo fanno per il reale piacere e non per dovere, se no non è amicizia e diventa compassione. "Povero tatone, tutto solo e abbandonato, non possiamo lasciarlo a casa la domenica da solo, portiamolo con noi, ti scoccia? Lo so che è un po' palloso e un po' musone però, insomma, mi fa pena pensarlo da solo mentre noi ci divertiamo". Ma ti pare? Preferisco ben altro. Ci vediamo ogni tre mesi, una sera a cena, e ci raccontiamo di tutto un po', ridendo o confidandoci, ma io so che sarà stato realmente per il piacere di farlo. L'amicizia ha bisogno del quotidiano? Dipende dall'età. Io lavoro tantissimo e ci sono stati periodi in cui accavallavo il lavoro ad altre attività perchè ne avevo la necessità. Una volta che ti spiego il perchè delle cose mi aspetto che tu comprenda. Accetto anche la telefonata in cui ti lamenti della cosa dopo che ti ho spigato qual'è la situazione, basta che sia una telefonata civile, non quella di un pazzo isterico che ancora un po' sembra la mia fidanzata. E poi, se a seguire ti richiamo ed in modo affettuoso ti rispiego che non ci vediamo per questo motivo e per quest'altro, ma che però sabato possiamo fare così e cosà, non ricominciare a pressarmi ancora con le stesse cose. A volte ho avuto l'impressione che piuttosto che un amico, le persone cercassero un'assistente sociale, qualcuno che li compatisse. Tu dici che per te è fondamentale essere importante per qualcuno. Ma chi dice che non lo sei? Per me gli amici sono perosne importanti, compresi quelli che mi hanno o ancora mi tirano scemo con le loro insopportabili possessività. Perchè sono buoni, presenti, partecipi, perchè a loro volta tollerano alcuni miei lati che probabilmente dal loro punto di vista sono insopportabili quanto la loro possessività. Dimostrare a qualcuno che per te è importante non significa vivere in simbiosi, fino a fare la cacca insieme mentre si parla. Quello è senz'altro il miglior modo per perdere qualcuno, aumenta la probabilità di un litigio, dell'annoiarsi, del non saper cavarsela da soli. Non esiste che ci chiamiamo una volta io e una volta tu, esiste che ti chiamo perchè mi va, magari dieci giorni di fila, e poi sparisco e parto a lavorare in Canada un anno, perchè faccio un figlio, perchè mio padre è malato. E tu da amico lo accetti perchè sai che lo accetterei anche io. Una volta una persona si è arrabbiata con me perchè mi ha raccontato che il suo sogno era quello di trasferirsi in Turchia ed aprire un ristorante italiano. Si è arrabbiata perchè la mia reazione è stata entusiasta, le ho consigliato come fare, che documenti ecc... Il risultato è stato che io non ero un amico perchè l'avrei lasciata andare e non mi ero dispiaciuto nenache un po' del possibile allontanamento. Caspita, credo che un amico dovrebbe sognare insieme a te, no? Se quello è il tuo sogno, da amico, non vorrei mai risultare limitante. E se sei all'aereoporto con le valigie e sappiamo che ci vedremo ogni due anni perchè tu vai a realizzare ciò che hai sempre voluto, da amico devo farti vedere che sono afflitto e che avrei preferito che rimanessi al mio fianco, peggiorando magari le preoccupazioni che già puoi avere per la scelta chye hai fatto, oppure cercherò di mostrarti il mio lato più entusiasta perchè l'immagine che ti lascio prima che tu parta sia quella di una persona che ha compreso ed accettato la tua scelta? Non voglio male a chi si comporta così, ti ripeto, semplicemente facco fatica a sopportarlo se la cosa è costante. Ma non ho nemmeno mai mancato di parlarne, di spiegare loro che forse io avrò dei problemi di eccessiva freddezza in certi contesti, e che senz'altro avrei riflettuto su questo, ma che per quanto riguardava loro sarebbe stato il caso che facessero lo stesso. Soprattutto che si rendessero conto che la dipendenza emotiva eccessiva li avrebbe fatti star male nel mondo per tutta la vita, indipendentemente da me. Chiunque troverai, con quel carattere, ti comporterai così perchè quella è la tua dipendenza. Si può essere dipendenti dalla prorpia bellezza, spingendosi ad andare a letto con la prima persona che non ci osanna da subito, per dimostrare a noi stessi che la nostra bellezza ha vinto ancora. Si può essere dipendenti dalla propria intelligenza, arrivando a ferire una persona pur di dire la frase intelligente che non riusciamo a trattenere. Si può essere dipendenti dalla propria sincerità, arrivando a dire nel momento sbagliato una cosa palese a tutti ma che nessuno ha detto per non creare imbarazzo. Si può essere dipendenti dall'essere bugiardi, con tanto di sindrome, sparando cazzate enormi che ci torneranno contro. E dipendenti dalle persone in genere. Per vincere le dipendenze è importante fare prove a piccoli passi, come quando cerchi di disintossicarti dalle benzodiazepine. Ti faccio un esempio che non c'entra nulla. Io ho sofferto d'ansia d'anticipazione per anni ed ancora adesso mi capita, seppur in lieve misura. Se rimanevo intrappolato nel traffico dovevo tirare giù il finestrino e cercare di calmarmi perchè dovevo fare, non si sa bene cosa, ma dovevo farla e quel traffico limitava la mia vita. Bhe, ho cominciato ad impormi di restare in fila alle macchinette del caffè cercando di riportare i tempi dell'ansia a quelli reali, rilassandomi, e poi l'ho applicato alla coda in banca, poi alla coda all'ikea e poi al traffico. Tu potresti provare a frequentare le persone nello stesso modo. il modo migliore è provare ad uscire con più di una, in modo che quando una non c'è puoi proporre l'aperitivo all'altra, oppure far ruotare gli impegni che desideri assolvere insieme a loro, distribuendoli tra di esse. Poi, pian pianino, proporre di vedervi tutti insieme, e poi magari favorire il legame tra di loro, cosa che ti fa paura ma che può aiutare. "Sai Clara che Linda è appassionata come te di fotografia?". A te la fotografia non piace, quelle cominciano a parlarne e tu partecipi solo ascoltando, poi si metteranno d'accordo per vedere tale mostra e tu potrai decidere di andare o di stare a casa, ma non come il "cercafamiglia". Ti aiuterai in tal modo ad accettare e ad essere piu' indipendente. Agli occhi degli altri non sarai più la musona permalosona possessivissona, ma la ragazza aperta e capace di prendersi con naturalezza e di prendere altrettanto gli altri. E poi, per finire, metti in luce quelli che reputi i tuoi difetti con forte autoironia, senza vittimismi o ripicche. Parti per prima tu a dire "o ragazze, cosa fate? lo sapete che sono possessiva, se scopro che uscite senza chiamarmi vi brucio la casa", poi fai un bel sorriso e sii contenta di aver annoverato tra le tue amiche, prima di tutto, te stessa.
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