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La storia di Beratit:

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view post Posted on 16/9/2008, 12:23     +1   -1
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DURRSAK KAM LE DURRSAK DO TE VDES!https://www.dailymotion.com/alice-desi

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Berat appartiene ad un gruppo di città insolite, create per essere tra le più belledella terra. Un tempo, quando le acque scorrevano incontrollate e distruttive, si creò in questa zona un massiccio di roccia, scoperto dalla natura grazie a questo fiume, che sembra essere stato creato appositamente per ospitare una città e dove la vita ha cominciato ad organizzarsi oltre 2400 anni fa.

Questa città risultato di una raffinata fantasia, ha indotto i poeti a scriverne ed i pittori a ritrarla.

Le città come Berat hanno una genesi non facile. Il periodo di pre-civilizzazioneè durato oltre duemilaanni. Due martelli, fatti di pietra e scorie metalliche (residui di materiale di rame e bronzo) trovati nei muri del castello, risalenti all’ inizio del periodo del bronzo (duemila anni avanti Cristo) lo provano. Ritrovamenti successivi di molti frammenti di ceramiche raffinate, dimostrano l’aumento dell’insediamento presso questo centro, finché nelIV secolo avanti Cristo il luogo si trasforma in una fortificazione nella collina a destra del fiume Osum, segnando l’origine della città. Il castello con i basamenti Illirici, si è conservato nei secoli anche se nei secoli VI, XIII, XV e XIX ha vissuto delle modifiche. Come tale esso non è solo uno dei più grandi cittadelle abitate, ma anche un archivio di pietra che offre una varietà di stili e contributi delle diverse epoche, tra cui quella Romana - Bizantina, Albanesee Ottomana.

Sempre a questo periodo (IV secolo avanti Cristo) appartiene anche l’altro castello, quello di Gorica, arroccato nella collina di fronte, che crea una doppia fortificazione nei due versanti scoscesi che scendono verso il fiume. Risultato di questa fortificazione non è stato solo la possibilità di dominare la zona, ma anche un effetto decorativo per la vista: le colline sembravano re conle corone sulla testa, formate dai castelli bianchi.

La storia avrebbe concentrato qui drammi e tragedie. Essendo una delle città più importanti del regno Illiro, era abitata dalla grande tribù: i Dassareti. Durante le guerre Illirica-Romana e Macedone-Romana la città fu conquistata una volta dai Macedoni e un'altra dagli Illiri. E’ interessante sapere che a Berat è nato Tolomeo Lagosi, figlio illegittimo di Filippo di Macedonia e fondatore della dinastia Tolemaica in Egitto, iniziata dopo la morte del Alessandro il Grande andata avanti fino alla morte di Cleopatra.

Nel 200 ac la città cade sotto la dominazione romana. La città fortificata viene denominata Antipatrea da Polibio nel 216 avanti Cristo. Con lo stesso nome la descrive più tardi Tito Livio, che la descrive come città è grande e potente, arroccata in una stretta gola. Livio racconta anche della crudeltà del console romano, che rispose con ferocia ai cittadini che non gli si erano arresi, “…ha ucciso tutti da 16 anni in su, ha permesso che l’esercito rubasse,distruggesse le mura e mettesse a ferro e fuoco la città”.

Riguardo il nome esiste anche un'altra ipotesi: la denominazione dell’ antica città con il nome: Bargul. Questo nome viene menzionato da Tito Livio parlando del trattato Romano-Macedone dell’anno 205a.C. sottoscritto nella città di Dimal. Questo nome, che nella lingua Illiricasignifica bianco, viene mantenuto più tardi nella traduzione bizantina e slava, mentre l’altro nome, Antipatrea viene menzionato a Dasareti che oggi è la zona tra Korça e Pogradec.

I Romani denominarono la città anche Albanorum Oppidum (La Fortezza degli Albanesi). Nel 148 avanti Cristo la città fu inclusa nella provincia romana di Macedonia, mentre durante Diocleziano (II secolo dopo Cristo) nella provincia del Nuovo Epiro. Il nome Pulgeriopolis appare nel V secolo, dal nome della sorella di Teodos (ImperatoreBizantino), Pulqeries. Questo nome, Pulcheria, che significa bello, forte, ricco, luminoso, venne dato alla città non senza un significato: la cittàstava infatti diventando un capoluogo e si metteva in luce per l’alto livello culturale, a testimonianza di ciò ci sono anche i famosi codici di Berat che appartengono a questo periodo.

Con l’arrivo del Medioevo, inizia un periodo buio anche per Berat. Altre città minori albanesi scompaiono. Berat resta sola in un ampio spazio: la pianura davanti e le montagne dietro. La città sopravvive grazie alla rete stradale dell’Albania Meridionaleintorno a Berat, ma anche per la posizione geografica perchè è punto nel quale la pianura si unisce alle montagne, localizzazione che assicura sufficienti entrate dalla agricoltura e pastorizia. Nonostante le condizioni di chiusura dell’economia , Berat continuò a svilupparsi, cominciarono a delinearsi i rapporti di tipo feudale.

Nell’ 860 Berat iniziò la prima invasione bulgara che durò fino al 927, quando ritornò la dominazione bizantina che continuò fino al969. Subito dopo cominciò la seconda invasione bulgara, che termino definitivamente nel 1018.L’invasione bulgara, nella seconda fase, battezzò Berat con il nome Belgrad, fortezza bianca. Oltre a questa trasformazione del nome, la città non subì altre trasformazioni da parte dei bulgari.

Dopo la caduta del regno bulgaro (1018) la città riacquistò il ruolo di un centro importante. Fatto è indicato una lettera degli anni 1096-1105 di Theofilakt del Ohri, uno dei saggi più noti del tempo, nella quale si descrive il vescovo di Berat come “un uomo la cui sapienza brilla.”

Con la caduta dell’Impero Bizantino nel 1204 Berat diventa una delle principali sedidel maggiore autorità religiosa dell’ Epiro. Diventa residenza di Mihal Komneni, il “Despota” dell’Epiro. All’entrata del castello, nella porta settentrionale, si trova un monogramma composto con dei mattoni, una croce e quattro lettere dove si leggeM.H.L.K, che è il nome del Despota, M (i) H (a) L K (Omneni). Questo ramo della grande famiglia bizantina di Angelo Komneni finisce nell’anno 1216 ma, i suoi discendenti manterranno la dominazione ancora per mezzo secolo.

Per l’imperatoreBizantino, Berat era così importante che capì immediatamente la gravità dell’accerchiamento da parte degli Anzhuini nel 1281. La sconfitta degli Anzhuini, che avevano assediato la città per 10 mesi, fu festeggiata con gran clamore sia aBerat che a Costantinopoli. Secondo la tradizione la costruzione della chiesa di Santa Maria Vllaherna, all’interno del castello di Berat (un nome che ricorda il palazzo imperiale di Costantinopoli ) è legata a questo fatto. La data di creazione di questa chiesa risale infatti allo stesso periodo.

La grande importanza di Berat continua anche all’inizio del XIV secolo (1302-1320) quando i governanti di Berat ricevono importanti incarichi da Bisanzio; uno di loro eracognato del Imperatore. In quel tempo a Berat si manifestano i primi segni di una rivolta popolare e una tendenza autonomista da parte dei latifondisti albanesi.

La rivolta scoppiò nel 1336 e i rivoltosi presero Berat. Per sedare la rivolta arrivò in cittàl’Imperatore in persona. Nello stesso periodo si avvicina la fine dell’era Bizantina. Nel 1345-1346 l’impero Bizantino scomparve definitivamente dalla scena politica albanese. Iniziò la dominazione del re Serbo Stefan Dushan, Berat fu messa sotto il suo dominio e fu chiamata Beligrad, anche se dopo alcuni anni tornò sotto il dominio dei Musachi, una delle famiglie più potenti albanesi.

Nell’ anno 1417 Berat fu presa dagli ottomani. L’eroe nazionale Giorgio Kastriot – Scanderbeg, considerando l’importanza della città, la circondò nel Luglio del 1455, ma l’arrivo improvviso di 4000 cavalieri ottomani causò una grave sconfitta. Quasi tutti i soldati italiani che aveva portato Alfonso V di Aragona per dare aiuto a Scanderbeg sotto il commando di Raimondo Orsata, rimasero uccisi sotto le mura del castello.

Secondo il registro turco del 1431 nel Castello di Berat risiedevano 227 famiglie, per un totale di circa 1500 abitanti. Nel XVI secolo Berat si sviluppò parallelamente alla crescita dell’Impero Ottomano. Nuove costruzioni furono realizzate fuori dalle mura del castello, in un primo momento a sud e sud – est, poi lungo il lato destro del fiume Osum e infine oltre il fiume, nella parte settentrionale della collina di Gorica. Alla fine di questo secolo si potevano contare 1019 case, per un totale di circa 7000-8000 abitanti. Un grande sviluppo si ebbe nell’artigianato testimoniato dalla nascita di corporazioni e da un fiorentecommercio.

Durante l’invasione ottomana Berat rimase una delle città più grandi dell’Albania. All’inizio divenne capoluogo di provincia, nel XVII secolo, centro del dominio del pascià di Berat, mentre dopo il 1810 si unisce con il pascià di Joanina. Il dominio del pascià di Berat fu molto importante sotto Ahmet Kurt Pasha.

Fin dall’inizio del XX secolo la città ebbe buone infrastrutture. Era infatti, un importante snodo stradale verso Est, per Costandinopoli, ma anche verso Sud, per Joanina, e da lì, per tutta la Grecia. Anche il Mar Adriatico era usato come via di comunicazionee permetteva il contatto delle arterie che si snodavano da Berat con altre città; la più nota era “La via del mare” che portava a Valona, e quella, in direzione Nord, che si univa al fiume Shkumbin con la via Egnatia e terminava a Durrazzo.

Si ipotizza che il nome Berat derivi da una variante albanese del nome Belgrad, ma esiste anche un altro ragionamento, secondo cui il nome viene spiegato con un decreto (berat), che in ottomano significa immunità, privilegio. Questo decreto del sultano Mehmet II Fatihu, non trattava Berat con autorità e assicurava agli abitanti che nonfuggivano e alle corporazioni, libertà di lavoro, oltre al diritto di mantenere I costumi e le loro abitudini.

IL CASTELLO

Il monumento più antico, il castello, s’innalza su una collina alta 187 m, che nella parte meridionale cade a precipizio verso il fiume. Gli altri versanti della collina, nel latooccidentale e orientale hanno una forte pendenza, mentre la parte settentrionale, con un rilievo più morbido, è ridotta nello spazio, dando l’impressione che alla collina manchi il braccio settentrionale. Il castello ha la stessa configurazione della collina e nella parte settentrionale si vede solo la porta d’entrata e non le altre mura. Il castello sembrainfatti la punta di una freccia scagliata da nord.

Evlia Çelebiu, funzionario –viaggiatore dell’Alta Porta, ha lasciato questa descrizione alla fine del XVII secolo : “Il castello di Berat è costruito su un dirupo di roccia, che si allunga dal sud alla stella del vento… ha tre porte, 100 passi una dall’ altra e ognuna è una porta grande in sé. Due di queste guardano verso nord, un'altra verso est. Le pietre dei fondamenti di questo castello sono grandi come il corpo di un elefante. Pietre di tali dimensioni si trovano solo a Gerusalemme

Con una superficie di 9,6 ettari, il castello fortifica le sue mura con 24 torri, di forma e dimensioni diverse, costruite in varieepoche. Nella parte settentrionale, dove si trova la porta principale, è stato costruito un cortileben fortificato, che è una delle prime costruzioni di questo genere realizzate nel medioevo con lo scopo di deviare gli attacchi diretti.

Nella parte a sud – estsi trova una cisterna d’acqua costruita magistralmente, che era in grado di tenere l’acqua fresca. Per conservare l’acqua, nel tardo medioevo, nel lato sud fu costruito un tunnel di pietra che portava l’acqua della torre direttamente al fiume.

Nella parte più alta del castello c’èanche un’acropoli circondata dai muri, dentro la quale si trovano i resti delle abitazioni della guarnigione militare, del serraglio del pascia e della moschea bianca del periodo ottomano.

Il castello è rimasto fedele alla sua planimetria del IV secolo avanti Cristo. Di volta in volta, a seconda delle tecniche belliche usate, il castello si è adattato, e questo può essere osservato nelle torri predisposte per I cannoni e nelle feritoie per fucili, che risalgono al periodo dei grandipascialati albanesi, del XVIII-XIX secolo. I cannoni arrecanti iscrizioni venete si trovano ancor oggilungo le mura del castello.

I CODICI DI BERAT

Con grande orgoglio a Berat sono conservati dei manoscritti di estrema rilevanza da un punto di vista storico e religioso. Scritti su pergamena, questi libri testimoniano il l’elevato livello della cultura della città. I più importanti codici sono:

-il Codice Purpereo, più noto scientificamente con il nome Codex Purpureus Beratinus; scritto in rosso (da cui ne deriva il nome), contiene brani stralciati dai vangeli di Matteo e Marco ed è scritto in greco.Fu scoperto nel 1868 e studiato e pubblicato dallostudioso francese P.Battifol nel 1884. Rappresenta un particolare interesse dal punto di vistapaleografico dal momento che il testo dei vangeli contiene una delle varianti più vecchie usate per il testo del Nuovo Testamento. All’epoca in cui fu scritto, il VI secolo, era uno dei cinque codici esistenti al mondo.

-il Codice Aureo, Codex aureus, è un manoscritto del IX secolo. Anche questo è scritto in greco, e contiene pezzi tratti dai vangeli, scritti su pergamena, a piccole lettere. Secondo un’ antica cronaca manoscritta conservata a Berat, l’esistenza di questi manoscritti e di una biblioteca nella quale venivano conservati, era nota sin dal 1346. Questi codici sono stati conservati e riscoperti nel 1972 all’interno del castello di Berat.

DAGLI ELEMENTI PALEOCRISTIANI AI “TEQE”di ELVETIVE

Alcuni capitelli e colonne testimoniano l’esistenza di chiese paleocristiane a Berat nel IV-VI secolo, per esempio il basamentodella chiesa di San Teodoro. Gli scavi dimostrano che le chiese del XVI – XVIII secolo sono state costruite sopra fondamenta più antiche. Tra le costruzioni più importanti del XIII – XIV secolo ci sono quelleSan. Vllaherna, Santa Trinità e San. Michele; quest’ultima costruita su una roccia a dirupo si armonizza perfettamente con l’ambiente e i suoi colori.

Le chiese a Berat sonoperle di architettura medioevale. La città è stata un importante centro ecclesiastico. Sono numerose (42) le chiese costruite all’interno della cittadella. Qui è stata ritrovata anche un’altra opera rara, l’Epitaffio di Gllavenica, una famosa opera d’arte del 1373, un ricamo d’oro, d’argento e di seta, nella quale, con una irripetibile finezza e plasticità,si vedeCristo morto, incoronato da spine e circondato diiscrizioni in greco.

Le chiese di Berat, ricche di pitture murali in stile bizantino e post bizantino, contengono opere di diversi artisti, a partire dagli sconosciuti del XII – XIV secolo fino ai grandi maestri del XV secolo come Onufri e il figlio Nicola.

Il monumento più rappresentativo dell’ architettura post bizantina nella città di Berat è la cattedrale di Santa Maria che si trova all’interno della Cittadella. Questo tempio, ricostruito nel 1797, si distingue per un’iconostasi scolpita in legno d’orato, un’opera artisticaqualità raffinata.

Delle costruzioni di culto musulmano due sono all’inteno del castello: la Moschea Rossa del XIV secolo e la Moschea Bianca (XV secolo).

La più bella è la Moschea di Piombo, (XVI secolo) costruita da Izgurliu, membro della famiglia dei Skuraj a Berat, una famiglia potente e feudale. Tale moschea è la più grande di questo genere in Albania. Nel 1827 è stata costruita con una rara maestriala Moschea dei Celibi, che si armonizza perfettamente con il quartiere Mangalem, che sembra come l’ago di una bilancia che tiene in equilibrio il complesso di vetro di una grande finestra del quartiere. Moschea Reale (Moschea di Bajazet) , dell’antica costruzione non rimane che il basamento del minareto, ricostruita alla fine del XVIII e inizi XIX attualmente è costituita dal Minareto , la sala di preghiera che ha un raffinato soffitto in legno decorato e il portico. Questa moschea nel centro della città e forma un corpo unico con altri edifici di culto come la Teqe di Helvetive e quella di Shen Qerim, la moschea costituiva nel Medio Evo l’elemento principale di un insieme di luoghi di culto.

Berat annoverana diverse Teqe che servivano per diffondere le dottrine mistichedi diversi predicatori venuti dall’oriente al servizio degli invasori mussulmani. Alla metà del XVII secolo a Berat esistevano 3 Teqeattualmente esiste solo la prima, detta di Helvetive che era a forma ottagonale e che aveva40 camere per idervisci attualmente ne esiste solo una recente che conserva l’antica denominazione di Helvetive

La Teqe di Helvetive è un'altra opera di alta qualità (seconda metà del XVIII secolo). Costruita a est della Moschea Reale. E’ una struttura caratteristica appartenente al culto islamicoal centro della quale c’è una sala per pregare e, all’esterno, un cimitero ed un portico con sei archi. La sala di preghiera a planimetria quadrata ha una ricca decorazione sul soffitto.

MANGALEM E GORICA

Mangalem e Gorica, sono due quartieri della città di Berat che si distinguono perl’armonizzazione con il terreno su cui sono costruiti, sfruttando magistralmente il linguaggio architettonico. Questi quartieri insieme al castello, ancora abitato, compongono i tre complessi più caratteristici della città.

Il complesso del quartiere “Mangalem” è un gioiello nell’arte della costruzione, in cuila composizione armonicadelle abitazioni ha raggiunto un livello elevatissimo. Ha la forma di una elegante piramide che imita la silhouette della collina, sulla cima della quale si erge il castello. Questa composizione, cosi grande involume quanto delicata nella sua composizione, è caratterizzata da una intensa trasparenza a causa del gran numero di finestre, da cui il soprannome di “città dalle mille finestre”. Un’attrazione per il visitatore sono le sue stradine che, anche se sono “nascoste”, hanno una straordinaria bellezza. Molto intime, con i loro chiaroscuri, queste strade sembrano sfumate in unità con le abitazioni del quartiere. Strade come queste non si dimenticano facilmente.

Gorica è il quartiere di fronte Mangalem che non vede mai il sole durante l’inverno.

Gli altri quartieri della città sono lungo la parte destradel fiume Osum, o intorno alle colline, la cui configurazione da alla città una forma di anfiteatro.

IL PONTE DI GORICA

Ilponte di legno che è stato sostituito da uno in pietra nel XVIII secolo, è stato costruito nel 1780 da Ahmet Kurt Pasha ed è stato poi ricostruito negli anni 1920 – 1930. E’ lungo 129,3 metri, 5,3 metri largo e con i spazi tra i archi da 9 fino a 16,7 metri. Si innalza 10 metri sopra il livello del fiume ed è un bellissimo ponte composto da 7 archi. All’interno del primo pilone, fino al tempo della ricostruzione, esisteva una cavità, una grande nicchia chiusa da sbarre di ferro, in cui, secondo la leggenda, una ragazza doveva restare rinchiusa, destinata a morire di fame come sacrificio per calmare gli spiriti contrari alla costruzione del ponte. In un altro pilone, durante il restauro, è stata trovata una scultura in legno rappresentante la testa di una donna.

Costruitosu forti basamenti, tutto il ponte esternamente è ricoperto da pietre scolpite, tenute insieme da ganci di metallo.

È una delle grazie della città, caratterizzato dall’eleganza della pietra bianca usata per costruirlo.

I MONTI TOMORRI E SHPIRAGU

Parte delle attrattive offerte da Berat sono anche le montagne, Tomorri a est e Shpiragu a ovest. Modellato dai movimenti delle placche dell’era glaciale, monumento colossale creato dalla Natura, il Tomorr rappresenta per l’Albania il simbolo della montagna, unica con il profilo netto e scosceso. Un abisso che raggiunge il cielo con grandiosa semplicità e che alterna varie tonalità di coloridai riflessi color acciaio alle sfumature viola. Gli autori antichi, tra cui il giovane Plinio e Teopompio, lo nominano Tomoreum o Talor“…dalle cento fonti che sgorgano ai piedidella montagna”. Nel 1165 appare con il nome Tomuras. Secondo una etimologia popolare il nome Tomorr significa“la montagna della buona gente”.

Chiamato “trono magico”, Athos o l’Olimpio Albanese, un leone che protegge le porte d’Albania, o anche trono di Dio, Tomorri è stato il posto dove gli albanesi pregavano. Durante il Rinascimento albanese, tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, alla vigilia dell’indipendenza, questo monte era considerato come un luogo santo. Una montagna che sembra non avere niente a che fare con la geografia, ma appartenerealla mitologia, ai vecchi culti, alla sfera degli oracoli, considerato anche come il re delle montagne albanesi, ma anche come “Baba (Padre) Tomorr”.

Luogo antichissimo di pellegrinaggi e sacrifici, dal 1600 ad oggi è luogo di culto importante per la setta dei Bektashis Albanesi.

Il panorama che si vede dal punto più alto del Tomorri (2416 m) è veramente magnifico. Nei giorni di bel tempo la vista va dal Monte Mokra, alle spalle del lago di Ohri, fino alla montagna di Morava a est, dal monte Nemerçka fino alle montagne di Pindi a sud, da Akrokeraune fino all’isola di Sazani, mentre a nord – ovest si estende la pianura di Myzeqe.

Il monte Tomorr può essere osservato fin dal Mare Adriatico; sembra che accarezzi il cielo e la sua cima sembra dipinta con un pennello di nuvola bianca, immagine che viene dalla riflesso della neve a distanza.
La base del monte Tomorr è lunga 19 km e larga 6. Coperta di neve, quasi tutto l’anno, anche quando la neve si scioglie, la montagna la conserva nelle sue caverne, dove ancora oggi si la tradizione dice che si può sentire il respiro fresco degli “oracoli”.
 
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