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LA TRAGEDIA di Otranto marzo 1997!

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view post Posted on 16/9/2008, 12:21     +1   -1
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DURRSAK KAM LE DURRSAK DO TE VDES!https://www.dailymotion.com/alice-desi

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Era il 28 marzo 1997, quando la nave italiana Sibilla fece affondare la Kater I Rades, carica di albanesi. Morirono almeno 108 persone, che ora rischiano di non avere neppure giustizia

Almeno 85 persone sepolte in fondo all'Adriatico. La tragedia avvenuta la notte del 28 marzo nel canale d'Otranto.
I fatti sono noti, ma vale la pena ricordarli in un'epoca di informazione usa-e-getta e di perdita della memoria. Era il periodo della rivolta contro il presidente Berisha e le finanziarie truffa. Era il periodo in cui l'esodo verso le coste italiane si era fatto ancora più intenso ed i media gridavano all'invasione dei criminali venuti dai Balcani.
Già il 23 marzo cinque albanesi partiti da Valona erano morti nel tentativo di raggiungere la costa italiana. Non avevano commosso nessuno, anzi era quasi unanime la volontà di fermare l'arrivo dei profughi con qualunque mezzo. Il governo decideva quindi di predisporre il blocco navale denominato in codice "Operazione bandiere bianche": il compito affidato alle navi della marina militare era di fermare tutte le imbarcazioni dei profughi.
Il dragamine "Kater 1 Rades" parte dall'isola di Sasano, luogo di raccolta dei profughi. Si tratta di una vecchissima imbarcazione militare riadattata per traghettare i profughi. A 35 miglia dalle coste leccesi, in acque internazionali, il Kater è individuato dalle unità italiane ed inseguito per un breve tratto. La nave italiana che più si avvicina è la corvetta Sibilla, che intima l'alt agli albanesi e continua ad avanzare. Non si ferma neanche la nave dei profughi, perché ignora il pericolo o semplicemente perché il mare forza sette non glielo permette. La Sibilla sperona sulla fiancata il Kater. Decine di persone annegano nelle acque gelate, donne e bambini per la maggior parte.
Dal 29 marzo, per qualche giorno, è il tempo delle lacrime di coccodrillo della politica e dei masmedia italiani, di coloro che sono satati i protagonisti della campagna razzista contro gli albanesi. Il governo farfuglia scuse confuse, e non ricorda le profetiche parole dell'UNHCR, l'organismo ONU che si occupa dei rifugiati. Infatti, appena appresa la decisione del blocco navale, dalle Nazioni Unite erano arrivate pesanti critiche contro un'azione che mirava a fermare i profughi in acque internazionali. E' bene ricordare che l'accoglienza dei rifugiati era un dovere per il governo , in ossequio alla Costituzione (art. 10) ed ai trattati internazionali.
Il 30 marzo, domenica di Pasqua, i primi superstiti giungono a Brindisi. Alcuni parenti delle vittime urlano "italiani assassini" di fronte alle telecamere. E' il momento di massimo sconcerto anche per i razzisti più duri. Rimane imperturbabile solo il vertice della Marina militare: l'ammiraglio Mariani spiega ai giornalisti che la colpa è degli irresponsabili albanesi, "perché sono loro che sono venuti addosso a noi".
A novembre, a circa sette mesi dalla strage, le salme sono state recuperate e trasportate in Albania, per i funerali svolti alla presenza della autorità albanesi ed italiane. Si è detto da più parti che è stato questo l'epilogo delle vicenda.
Ma la strage non è finita. Poco più tardi, il 21 novembre, avviene l'ennesimo naufragio nel basso Adriatico. Due gommoni affondano, cinque albanesi muoiono, undici sono dichiarati dispersi ed altrettanti sono i superstiti. Partiti da Durazzo, sono rimasti per quattro giorni in balia del mare in tempesta. Una imbarcazione si è danneggiata già a poche ore dalla partenza, e quando i soccorsi sono giunti hanno trovato solo pochi superstiti stremati dalla fame e dal freddo. Tra le vittime una bimba di cinque anni morta di freddo tra le braccia della madre, aggrappata come gli altri al relitto del gommone.
Solo nel Marzo 2005 il tribunale di Brindisi ha condannato a tre anni di reclusione l'ufficiale della marina militare italiana Fabrizio Laudadio: quella sera era al comando di nave Sibilla che si scontrņ con una carretta del mare, la motonave albanese Kater I Rades.Il comandante Laudadio, da solo e in solido col ministro della Difesa italiano, è stato anche condannato al risarcimento dei danni alle parti civili, compreso lo Stato albanese.
Dopo 11 anni sono gli albanesi d'Italia, che due giorni fa hanno manifestato in p.zza della Repubblica a Roma per ricordare i dispersi in mare. La manifestazione si è svolta verso le 15:00 ed è durata 2 ore. Hanno partecipato a questa manifestazione rappresentanti di diversi organizzazioni da tutto il mondo.
Tutti i manifestanti volevano un unica cosa, sapere la verità riguardo alla nave che è affondata e punire i responsabili. Nel discorso tenuto da Vladimir Kosturi, presidente dell'Associazione albanese "Iliria" ha detto: "Dobbiamo essere uniti, cercare i nostri diritti e non arrendersi davanti alle difficoltà del razzismo che subiamo". Durante la manifestazione diversi episodi di razzismo sono stati menzionati ricordando che bisogna lottare contro questi episodi perchè non succedano più.
Nella manifestazione di ieri è stata richiesto al governo italiano di munire con documenti noi extra e chiarire che non siamo qua per l'elemosina da parte degli italiani."Noi lavoriamo senza documenti perché non ci mettono in regola e che gli stessi politici italiani ci obbligano a fare questo tipo di vita."Teresa, una 30ene di Scutari dice: "Ogni giorni ci troviamo davanti a episodi di razzismo e pressione psicologica. Dal nostro paese non abbiamo nessun tipo di appoggio e questo perchè non abbiamo uno stato decente. Dobbiamo organizzarci noi per andar avanti se noi saremmo finiti".
 
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